L'occhio esperto e allenato distingue in pochi secondi le specie buone da quelle cattive e tossiche. Ma il pericolo è sempre dietro l'angolo, soprattutto quando si ha a che fare con varietà facilmente confondibili che, per l'imperizia e la scarsa attenzione, possono finire nel cesto e poi sulla tavola imbandita.
Camminare nei boschi in cerca di funghi può essere un ottimo passatempo anche per i meno esperti, a patto di non sottovalutare i pericoli che ne possono derivare. Ecco allora una semplice guida nella raccolta, incentrata sul confronto, anche fotografico, tra alcune varietà buone (quelle più comuni) e quelle tossiche ma molto simili alle prime nell'aspetto esteriore.
I PORCINI CATTIVI - Se il porcino è il principe dei boschi, il fungo prelibato per antonomasia, vi sono alcune specie confondibili con quelle commestibili. Come il
BOLETUS SATANAS, noto anche come "porcino malefico" (foto a sinistra). E’ uno dei pochissimi Boletus (nome latino della famiglia dei porcini) sicuramente velenosi: provoca vomiti persistenti, specialmente se consumato crudo. Predilige terreni calcarei, in boschi caldi ed assolati di latifoglia. Al taglio, ha un colore bluastro/viola.
BOLETUS PURPUREUS (foto a destra) è pericoloso. Certamente molto velenoso da crudo, ma anche ben cotto può causare in alcuni soggetti, particolarmente sensibili, disturbi gastrointestinali. Alcuni autori lo danno come commestibile dopo lunga prebollitura, ma è consigliabile astenersi dal consumarlo, perché la prolungata cottura non contribuisce certamente a migliorare le sue qualità gastronomiche. Si tratta di un fungo a cui guardare sempre con forte sospetto di rischio tossicologico. Solitario o a piccoli gruppi, cresce in estate, nelle zone aperte dei boschi di latifoglie, dove più facilmente filtra il sole, specialmente faggi e le querce, generalmente non oltre i 1000 metri.
LE AMANITE - Sono tra i funghi più diffusi, colorati e pericolosi del bosco
AMANITA MUSCARIA (foto a sinistra): chiamata comunemente “ovulo malefico” o “fungo di Biancaneve”, è uno dei funghi velenosi più "spettacolari" del bosco. Molto diffuso, cresce in estate ed autunno in boschi di conifere e latifoglie. Il suo nome può erroneamente ricondurre ad una tossina, la muscarina, che in realtà è contenuta nel fungo solo in minima quantità. I principi biologicamente attivi contenuti (in quantità totale circa del 20% ) nell'Amanita muscaria sono derivati dell'isoxazolo: l’acido ibotenico, il muscimolo edil muscazone. Queste molecole sono psicoattive, essendo in grado di indurre uno stato di intossicazione simile a quello prodotto dall’alcool etilico con fenomeni di eccitazione, sedazione, allucinazioni.
AMANITA PANTHERINA (foto a destra): è un fungo velenoso molto comune. Provoca avvelenamento di tipo neurotropico. La sua tossicità è senz’altro superiore a quella dell’Amanita muscaria, per una concentrazione più alta di tossine. Cresce nei boschi di latifoglie e conifere nel periodo estate/autunno.
AMANITA PHALLOIDES (foto a sinistra), conosciuta anche come amanita verdognola. E’ il fungo più terribile tra quelli conosciuti: il suo altissimo tasso di velenosità non lascia quasi mai scampo. Nella quasi totalità dei casi ha un esito mortale. Le confusioni possono verificarsi quando si crede di aver raccolto un ovulo buono (detto AMANITA CAESAREA, ottimo commestibile) ancora racchiuso nelle sua volva.
AMANITA VERNA (foto a sinistra), velenoso mortale: è uno dei funghi più pericolosi che esistano, in quanto facilmente confondibile con prataioli commestibili. Infatti i raccoglitori più inesperti spesso hanno la cattiva abitudine di raccogliere i funghi recidendo il gambo: così facendo non si accorgono della volva, che in questa specie è completamente "interrata" e quindi non visibile, nonostante sia piuttosto grossa e vistosa.
AMANITA VIROSA (foto a destra) è un fungo velenoso mortale, estremamente
pericoloso. La sua ingestione provoca avvelenamenti con esito quasi sempre mortale. Molto simile alla "phalloides", dalla quale si differenzia per il colore bianco, e all'Amanita verna, dalla quale si distingue per la forma campanulata del cappello anche da adulto, per il gambo lanuginoso e l'anello fioccoso.
PRATAIOLO - Il fungo nella foto a sinistra è il "falso prataiolo" (AGARICUS XANTHODERMUS). E' tossico e può provocare disturbi gastroenterici. Tuttavia, la tossicità di
questa specie non è costante, in quanto a volte chi la consuma non accusa problemi gastro-intestinali. E' comunque consigliabile la non raccolta. Lo si riconosce per via del suo odore sgradevole e perché la carne alla base del gambo è di colore giallo paglierino. Cresce soprattutto in autunno, nei prati, nelle zone erbose e nei parchi cittadini.
l'AGARICUS CAMPESTRIS (prataiolo più ricercato e diffuso, ottimo), nella foto a destra.
LE SPUGNOLE - GYROMITRA ESCULENTA: falsa spugnola (vedi foto a sinistra). Considerata per lungo tempo commestibile, come lascia presumere il suo nome, si è invece rivelato un fungo tossico e pericoloso, specialmente se consumato crudo. Anche dopo la cottura, l'ingestione della
specie in quantità elevate può risultare velenosa e pericolosa per la vita.
MORCHELLA ESCULENTA (spugnola buona, vedi foto a destra), molto buona, ma come tutte le morchelle va consumato previa bollitura in quanto contiene acido elvellico, micotossina termolabile.
I CHIODINI - Anche qui può esserci confusione tra specie simili. L'Hypholoma fasciculare (vedi foto a sinistra) è il falso chiodino. Velenosissimo se ingerito in quantità, provoca disturbi gastrointestinali spesso gravi. Ha sapore amaro e odore sgradevole, superficie del cappello completamente liscia e priva di decorazioni. Si riproduce da aprile a novembre, un po' ovunque, in grandi cespi su tronchi o su ceppaie o su terreno vicino a vecchi alberi. Cresce sia su legno morto che su legno vivo.
l’ARMILLARIA MELLEA (Chiodino buono, vedi foto a destra), riconoscibile per il gambo più tozzo e sodo.
MAZZA DI TAMBURO - La LEPIOTA CRISTATA (vedi la foto a sinistra) è la falsa mazza di tamburo. E' un fungo molto pericoloso, che provoca intossicazioni simili a quelle da Amanita phalloides, quindi potenzialmente mortali. Si trova in
gruppi numerosi ai margini dei sentieri e dei boschi, in estate ed autunno. Comune e diffuso.
MACROLEPIOTA PROCERA (la vera mazza di tamburo, vedi la foto a destra), che è uno dei più vistosi, conosciuti ed apprezzati funghi commestibili.
I GALLETTI O GALLINACCI - L'OMPHALOTUS OLEARIUS (vedi la foto a sinistra) è il fungo dell'olivo. E’ assai pericoloso, facilmente riconoscibile per il colore arancio e per via delle lamelle decorrenti e bioluminescenti, cioè visibili al buio per via di alcuni pigmenti. Fungo lignicolo, pericolosamente velenoso, provoca sindromi gastrointestinali pesanti.
CANTHARELLUS CIBARIUS (gallinaccio o galletto, vedi la foto a destra), indubbiamente uno dei funghi più buoni, apprezzati e conosciuti.
ALTRI FUNGHI PERICOLOSI - La RAMARIA FORMOSA è anche conosciuta come
"manina" (vedi foto a sinistra). E' una specie tossica, con forte azione lassativa. Cresce nei boschi di latifoglie, inodore, con sapore lievemente amaro, presenta la seguenti caratteristiche cromatiche: tre colori da giovane, tronco bianco, rami primari rosa e secondari gialli, con l’età queste colorazioni si uniformano e come molte Ramaria assume un colore giallastro. Rami numerosi e molto fitti. Si sconsiglia il consumo delle Ramaria, perché o sono tossiche o comunque insipide ed indigeste, e sempre di difficile differenziazione.
La RUSSULA ERMETICA, detta anche “Colombina rossa” (vedi foto a sinistra). Tossico, irritante delle mucose, responsabile della sindrome gastroenterica, anche con gravi conseguenze. E’ un fungo molto comune che cresce nei boschi sia di conifere che di latifoglie. Lo Scleroderma citrinum (vedi foto a destra) è una specie non commestibile, che può provocare disturbi gastrointestinali e avvelenamenti seri se ingerito in quantità. Spesso cresce in colonie di numerosi individui, nei boschi di latifoglia oppure nei parchi cittadini e a volte anche in piccole aiuole.
COPRINUS ATRAMENTARIUS - Velenoso. Se la sua ingestione è abbinata a quella di sostanze
alcoliche (anche fino a 72 ore di distanza), provoca la sindrome coprinica, altrimenti detta
“effetto antabuse”; in pratica un amminoacido in esso contenuto, la coprina, interferisce con la normale metabolizzazione dell’alcol da parte del nostro organismo, provocando disturbi intestinali e cardiovascolari, nausea e mal di testa.
CORTINARIUS ORELLANUS - E’ un fungo mortale tardo autunnale, un po' raro in Italia ma fedele ai luoghi di crescita. Colpisce i reni con latenza assai lunga (3-14 giorni dall'ingestione).